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Sinuessa/ La villa romana del III sec. a.C., era una azienda vinicola di "falernum vinum".

  • Immagine del redattore: ernesto genoni
    ernesto genoni
  • 13 ott 2015
  • Tempo di lettura: 3 min

I romani, è bene sapere, nel 296 aC, conquistarono gli Aurunci, che vivevano in villaggi, e fondarono Sinuessa in prossimità dei colli di Vescia, là dove sorgeva la città greca di Sinope (in greco Σινώπη)

Già a partire dal II secolo a.C., con gli abitanti della greca Sinope, cominciò a diffondersi la coltura della vite: in poco tempo la produzione vinicola del Falerno, decantato da Virgilio in numerose opere come "nettare degli dei", raggiunse risultati molto rilevanti.

La casa colonica di epoca romana, edificata nel III secolo a.C., scoperta a in una zona compresa tra il Monte Petrino e il Monte Massico, a Mondragone , era produttrice di vino falerno. Si evince dagli scavi archeologici finanziati dall'amministrazione comunale e condotti dall'Università di Perugia e dall'equipe del Museo 'Biagio Greco', insieme alla Soprintendenza Archeologica campana.

​"L’edificio - così in una nota del comune -, dai reperti rinvenuti, presenta le chiare caratteristiche di una villa specializzata nella produzione del vino, lo stesso che più tardi sarà noto a Roma con il nome di “Falernum vinum”.​ “Si tratta di una scoperta straordinaria – commenta il Sindaco di Mondragone Giovanni Schiappa – che conferma l’importanza di andare avanti, nonostante le difficoltà, con le nostre campagne di scavo interamente finanziate dall’Ente. Il patrimonio archeologico della nostra Città si arricchisce di un’altra perla che, siamo sicuri, attirerà l’attenzione dei visitatori italiani e stranieri. Una grande importanza – che non passerà inosservata per le aziende vitivinicole del territorio – assume la conferma delle antichissime radici del vino Falerno, di cui è in corso la piena valorizzazione.”

Provvidenziali la campagne di scavo archeologico finanziate nel 2015 dall’Amministrazione comunale e condotte su un sito individuato sul territorio di Mondragone. Negli scavi sono stati portati alla luce alcuni ambienti di grandi dimensioni, a carattere produttivo ed appartenenti ad una casa colonica databile all’epoca romana, edificata nel III secolo A.C. tra il Monte Petrino ed il Monte Massico.

La straordinaria scoperta si inserisce nell’ambito delle indagini archeologiche sul territorio di Mondragone, grazie alla sinergia fra il Comune di Mondragone, mediante il Museo Civico Archeologico ‘Biagio Greco’, l’Università degli Studi di Perugia e la Soprintendenza Archeologica della Campania. È un rinvenimento importante in quanto permette di chiudere un percorso archeologico e scientifico già presente sul territorio da numerosi anni e che, partendo con le scoperte di Roccia San Sebastiano che ha restituito il frammento del dente di un bambino databile all’epoca neandertaliana e terminando con il sito medievale di Rocca Montis Dragonis, segna quello che è un tassello fondamentale per la storia del luogo con l’area romana. Lo scavo archeologico degli ambienti dell’edificio, oltre a numerosi frammenti di reperti ceramici caratteristici di contenitori in uso per le derrate alimentari, ha portato alla luce i piani pavimentali che sono splendidi pavimenti in cocciopesto decorati con meandri continui di tessere calcaree conservati in ottime condizioni, e la sala di un torchio vinario dove venivano pigiate e premute le uve ricavate dai terrazzamenti del vigneto che circondava l’edificio, le cui tracce sono state individuate attraverso gli studi dei terrazzamenti fossili di età romana, presenti su tutto il territorio. La struttura risulta essere edificata al di sopra di un possente basamento in opera poligonale di calcare. L’eccezionale importanza storica, archeologica e scientifica della scoperta di tale struttura nel territorio di Mondragone sta nel fatto che essa rappresenta la ‘preistoria’ della villa schiavistica romana da inquadrare in un età anteriore o contemporanea alle guerre puniche. L’edificio infatti non presenta ancora le caratteristiche insite nella ricchezza di arredi delle ville fondate nel territorio sinuessano a partire dalla metà del II sec. a.C., tuttavia si può affermare con certezza che essa porta in embrione alcune delle caratteristiche dei grandi edifici rustici dotati poi di una pars urbana e una pars rusticao fructuaria. Le prossime campagne di scavo consegneranno al mondo scientifico la prima pianta completa di uno degli impianti produttivi più antichi e interessanti del territorio di Sinuessa specializzato nella produzione di vino Falerno, il primo ‘Grand Cru’ dell’antichità. L’attività di ricerca, recupero e valorizzazione del patrimonio culturale archeologico del territorio di Mondragone su Concessione del Ministero dei Beni, delle Attività Culturali e del Turismo è stata integralmente finanziata con risorse messe a disposizione dall’Amministrazione comunale di Mondragone guidata dal Sindaco Giovanni Schiappa. La missione di scavo, tutt’ora in corso, è guidata da Luigi Crimaco, Direttore archeologo del Museo Civico di Mondragone, da Gianluca Grassigli, professore di Archeologia Classica presso l’Università degli Studi di Perugia e daGraziella Ruggi D’Aragona, Archeologo della Soprintendenza della Campania e Direttrice dell’Ufficio Scavi di Mondragone. Sul campo le operazioni di scavo e rilievo sono coordinate dall’Archeologo Francesco Melia, membro dell’Equipe tecnico-scientifica del Museo Civico Archeologico “Biagio Greco” e ed eseguite da numerosi studenti dell’Università degli Studi di Perugia

 
 
 

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