Musei/ Pronto al MANN, "Eracle", in anteprima assoluta due inediti.
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- 11 dic 2015
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Dai depositi del Museo Archeologico Nazionale di Napoli, le storie del più famoso degli eroi in 50 capolavori quasi sconosciuti ai non specialisti. Un nuovo inebriante incontro con la nostra cultura classica. Nella Sala della Meridiana infatti, il direttore Paolo Giulierini e la curatrice Valeria San Paolo hanno inaugurato una speciale mostra dal titolo “Eracle”.
"Eracle - ha commentato il Giulierini - con le sue fatiche vuole alludere alle prove che aspettano il MANN e tutto il suo staff nel prossimo quadriennio...ma anche essere un cadeau natalizio per la città...vi aspettiamo!"
Nelle foto l’anteprima di solo due degli affreschi che saranno esposti domenica al MANN.

Èracle, è bene sapere, è un eroe e semidio della mitologia greca, corrispondente alla figura della mitologia etrusca Hercle e a quella della mitologia romana Ercole. Celebri le sue incredibili imprese, contro mostri che l'eroe, sia per coraggio sia per astuzia, riuscì sempre a sconfiggere. Rimase imbattuto sino alla propria fine terrena, che avvenne dopo che egli si diede fuoco presso un rogo, dilaniato dal dolore che Deianira, sua moglie, ignara del tradimento del centauro Nesso, aveva causato intingendo la sua tunica in un veleno mortale che avrebbe ucciso la sua parte terrestre, ma non quella divina.

La statua dell'eroe Eracle (nella foto), detta "Eracle Farnese" per la sua lunga permanenza nel cortile di Palazzo Farnese fu rinvenuta nel 1546 presso le Terme di Caracalla in Roma, ed è oggi conservata al Museo Archeologico Nazionale di Napoli. Corrisponde a una copia del II secolo d.C. dell'originale in bronzo di Lisippo (IV secolo a.C.).

Da notare, sulla roccia sotto la clava, la firma del copista, Glicone scultore ateniese del II secolo d.C. Qui Eracle è rappresentato dopo la sua ultima fatica, la mano destra dietro la schiena tiene i pomi d'oro rubati nel giardino delle Esperidi. Dopo la fatica Eracle si riposa appoggiandosi a una roccia dove ha posato la sua clava e la leonté (quest'ultima, la pelle del Leone Nemeo, frutto della sua prima fatica). La statua è raffigurata nello stemma della città di Ercolano, che prende il nome proprio dall'eroe.
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