Se ti abbraccio non aver paura Copertina flessibile – di Fulvio Ervas
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- 29 dic 2015
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Il best seller Ervas ha scalato le classifiche con una dolente storia vera: il viaggio interiore di un genitore raccontato con rispetto e delicatezza. C’è un elastico invisibile fra padre e figlio (autistico).
Ci sono libri che non sono soltanto libri, oggetti di carta rilegati e impaginati, ma esercizi di potenziamento della capacità polmonare: perché la vita non è una gara sui cento metri, la vita è una maratona, e per arrivare alla fine non servono tanto muscoli possenti, quanto una bella scorta di ossigeno, una mente sgombra e tersa, e fibre adatte a sopportare la fatica. Ci sono romanzi che non sono soltanto romanzi, ma innesti di esistenze altre nella propria: cosa germinerà da quell'innesto solo il tempo potrà dirlo, ma quel che è certo è che qualcosa nascerà, e sarà parte di noi per sempre. Se ti abbraccio non aver paura è un libro così. Il primo trapianto di vita è stato quello di Franco Antonello in Fulvio Ervas. Si incontrano, si presentano e davanti a uno spritz inizia il racconto: un uomo e una donna, un figlio, la scoperta dell'autismo, un secondo figlio, e alla fine la necessità da parte del padre di intraprendere un viaggio dentro la propria genitorialità. Perché è di questo che si tratta. Se ti abbraccio non aver paura non è un libro sull'autismo in quanto patologia - di diagnosi, di cure, di cause si parla soltanto come eco di discorsi fatti con persone terze - ma è un libro sull'autismo come filtro della relazione, relazione nella quale Franco (il padre) e Andrea (il figlio) si immergono con coraggio, decidendo di partire insieme per un viaggio attraverso il Nord, il Centro e il Sud America. È un libro sull'essere padre - sull'essere genitore - che andrebbe letto senza nemmeno badarci, alla particolare patologia di Andrea. Perché io sfido molti padri - molti genitori - a fare quello che ha fatto Franco indipendentemente dalla condizione di salute dei figli: trovare la forza di abitare la relazione con un ragazzo che cresce ingaggiando un corpo a corpo costante e caparbio con la quotidianità, con lo svilupparsi e il mutare del figlio, il suo essere imprevedibile. «Ho studiato le tante proprietà dell'acqua, ho imparato che ha tre stati fisici: solido, liquido e gassoso. Andrea, ho pensato, ne ha almeno quattro: assente, quasi presente, agitato, chiuso. Suggestioni ai bordi di quel territorio scivoloso che è la sua mente». Il padre si aggira attorno al figlio come un esploratore, saggia il terreno con la punta dei piedi, cerca di non affondare, perché ha paura di cadere nelle sabbie mobili e di trascinare il figlio con sé. Poi si accorge che è il figlio a guidarlo. «Andrea ha gli occhi spalancati, fugaci, si muove veloce. Mi fa sentire sciocco, incapace di vedere in profondità». La gente lo sconsigliava di partire, diceva che era una follia, che un ragazzo autistico ha bisogno di routine, di quotidianità; e lui, nel frattempo, studiava come caricarlo su una moto dopo avergli fatto attraversare l'oceano e aver prenotato soltanto una notte in albergo, la prima. Dopo, l'imprevisto. Ma all'imprevisto Franco, che da anni si confronta con la malattia di Andrea, è abituato. E l'imprevisto per Andrea, legato a Franco da un elastico invisibile (questa la capite solo se leggete il libro), potrebbe rivelarsi una scossa elettrica in grado di aprire improvvisi squarci nel velo che l'autismo ha calato sul mondo. Non ci sono guarigione magiche in Se ti abbraccio non aver paura. Non ci sono illusioni. Non c'è pietismo. Nemmeno rabbia, rimpianti o inganni. C'è solo una storia, vera. C'è uno scrittore che l'ha raccontata magnificamente, muovendosi tra le parole con rispetto e delicatezza. E c'è la memoria di una esperienza, che ora è anche nostra.
F.G.- Tuttolibri - La Stampa
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