Festival/ Stadio e Gabbani: I testi delle canzoni vincenti con il messaggio di Sanremo
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- 14 feb 2016
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Dunque, a vincere il 66° Festival di Sanremo 2016 sono gli Stadio, portando sul palco della riviera ligure un pezzo molto orecchiabile intitolato, "Un giorno mi dirai". Primo premio assoluto, scaturito dalla giuria in loco e dal solito televoto da casa. Appena saputo della splendida vittoria i componenti del trio sono rimasti per un attimo quasi stupiti, le loro prime parole: "Non ci credevamo più".
Sui gradini più alti del podio, oltre ai già citati Stadio ad occupare il gradino n.1, troviamo come seconda classificata Francesca Michielin, con il pezzo "Nessun grado di separazione". A seguire, nel gradino basso del podio, in terza posizione, Giovanni Caccamo e Deborah Iurato che hanno presentato una canzone intitolata "Via da qui".
Per i giovani invece Francesco Gabbani, giovane vincitore nella sezione "Nuove Proposte", ha riscaldato animi e atmosfera della finalissima di Sanremo 2016 esibendosi con la canzone prima classificata nel gruppo giovani: "Amen".
Riportiamo di seguito i testi delle due canzoni vincitrici: quella degli Stadio e di Gabbani per capirne meglio il messaggio che hanno voluto lanciare gli autori, ma anche le giurie di Sanremo, al pubblico a casa. Eccole:
Stadio - Un giorno mi dirai
Un giorno ti dirò Che ho rinunciato alla mia felicità per te E tu riderai, riderai, e tu riderai di me Un giorno ti dirò Che ti volevo bene più di me E tu riderai, riderai, tu riderai di me E mi dirai che un padre Non deve piangere mai Non deve piangere mai E mi dirai che un uomo Deve sapere difendersi… Un giorno ti dirò Che ho rinunciato agli occhi suoi per te E tu non capirai, e mi chiederai… perché? E mi dirai che un padre Non deve piangere mai Non deve arrendersi mai Tu mi dirai che un uomo Deve sapere proteggersi… Un giorno mi dirai Che un uomo ti ha lasciata e che non sai Più come fare a respirare, a continuare a vivere Io ti dirò che un uomo Può anche sbagliare lo sai Si può sbagliare lo sai Ma che se era vero amore E’ stato meglio comunque viverlo Ma tu non mi ascolterai Già so che tu non mi capirai E non mi crederai Piangendo tu Mi stringerai.

Francesco Gabbani - Amen
Alla porta i barbari, nascondi provviste e spiccioli sotto la coda, sotto la coda, sotto la coda. E i trafficanti d’organi, e le razzie dei vandali sono di moda, sono di moda, sono di moda.
Un visionario mistico all’università mi disse l’utopia ci salverà. Astemi in coma etilico per l’infelicità la messa ormai é finita figli, andate in pace cala il vento, nessun dissenso, di nuovo tutto tace.
E allora avanti popolo che spera in un miracolo elaboriamo il lutto con un Amen. Dal ricco in look ascetico, al povero di spirito dimentichiamo tutto con un Amen.
Il portamento atletico, il trattamento estetico sono di moda, sono di moda, sempre di moda. Ho l’abito del monaco, la barba del filosofo muovo la coda, muovo la coda, colpo di coda.
Gesù s’é fatto agnostico, i killer si convertono qualcuno è già in odor di santità. La folla in coda negli store dell’inutilità l’offerta è già finita amici andate in pace cala il vento, nessun dissenso, di nuovo tutto tace
E allora avanti popolo che spera in un miracolo elaboriamo il lutto con un Amen. Dal ricco in look ascetico, al povero di spirito dimentichiamo tutto con un Amen.
E l’uomo si addormentò e nel sogno creò il mondo lì viveva in armonia con gli uccelli del cielo e i pesci del mare la terra spontanea donava i suoi frutti in abbondanza non v’era la guerra, la morte, la malattia, la sofferenza
poi si svegliò...
E allora avanti popolo che spera in un miracolo elaboriamo il lutto con un Amen. Dal ricco in look ascetico, al povero di spirito dimentichiamo tutto con un Amen.
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