Statistiche/L' Italia è un Paese vecchio non competitivo, incantato dalle cronache non progetta
- ernesto genoni
- 8 apr 2016
- Tempo di lettura: 2 min

(Ernesto Genoni) - Famiglie e imprese costrette in un recinto eccessivamente securizzante, senza spinte di inerzia, statico e passivo e lo staticismo è notorio è caratteristica degli inetti. Un limbo tutto italico fatto di mezze tinte. Ma senza progettazione per il futuro, la cultura collettiva è prigioniera della cronaca e del consenso d'opinione, in cui, ammoniva Epicuro, si confonde il Vero con ciò che risulta più seducente, il bello (opinione).
E con piglio statistico affermiamo, anche noi, che il Mezzogiorno, si sa, è l'area più popolata del Paese anche se è cresciuta meno dal punto di vista economico nel periodo 2004-2014. Siamo diventati purtroppo un Paese vecchio, dove non ci si sposa e non si fanno figli. Leggiamo poco alla vecchia maniera dicono le statistiche, ma infatti oggi si è più propensi ad utilizzare i nuovi sistemi di informazione on line. Però, rincuorano andiamo sovente nei musei (specialmente la prima domenica di ogni mese) e al cinema. La criminalità dicono gli studi statistici è in calo ma presenta aspetti nuovi inquietanti.
E poi le statistiche ufficiali confermano, dati alla mano, che il nostro agroalimentare è primo in Europa per qualità. Ma purtroppo, e questa è una conseguenza logica, lapalissiana, in tutto questo non si riesce ad essere competitivi sui mercati, non si vende un cetriolo. E si capisce! Tutto questo grazie ai criteri di produzione stabiliti dallo Stato che mettono inevitabilmente fuori gioco i nostri operatori del settore rispetto ai prodotti di altre nazioni, a cui comunque si concede l'accesso ai mercati italiani anche se non hanno le qualità imposte invece, con pesanti sanzioni, ai nostri produttori. Quantità o qualità? questo il dilemma! A proposito rinviamo a quanto commentato nell'articolo pubblicato della Coldiretti. E si fanno molte chiacchiere, tante, tantissime ma pochi fatti. Mentre i nostri produttori languono. Un gioco al massacro per i nostri contadini e operatori del settore agroalimentare. Una vera infelicità per i nostri lavoratori che non hanno un futuro da garantire a se stessi e ai loro figli. Ma, d'altro canto, confermano le indagini statistiche, siamo anche più salutisti: mangiamo meglio e fumiamo meno (le sigarette costano una cifra), e solo un terzo pratica sport in maniera costante.
Ed eccovi invece i numeri a consuntivo dell'anno passato. L'Italia è un Paese per vecchi sottolineano senza pietà alcuna. Al 1 gennaio 2015 ci sono 157,7 anziani ogni 100 giovani e 55,1 persone in età non lavorativa ogni 100 in età lavorativa, valori in continua ascesa negli ultimi anni.
Secondo le prime stime relative al 2015, per la prima volta negli ultimi 10 anni la speranza di vita alla nascita arretra, con un decremento di 0,2 punti per gli uomini (80,1) e 0,3 per le donne (84,7). Nel Mezzogiorno i valori della speranza di vita si confermano al di sotto della media nazionale.
Continua a diminuire il numero medio di figli per donna, nel 2014 si attesta a 1,37 mentre occorrerebbero circa 2,1 figli per garantire il ricambio generazionale. Se si considera l'età della madre, le regioni del Mezzogiorno si confermano, mediamente, quelle con le madri più giovani.
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