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Coldiretti/ SOS produttori. Il latte ce lo pagano poco. Non riusciamo a sopravvivere

  • Immagine del redattore: ernesto genoni
    ernesto genoni
  • 18 apr 2016
  • Tempo di lettura: 3 min

Il prezzo del latte fresco moltiplica più di quattro volte nel passaggio dalla stalla allo scaffale, ma agli allevatori non rimangono neanche quei pochi centesimi necessari per dare da mangiare agli animali. E’ quanto emerge dal dossier Coldiretti “Quote latte: un anno dopo”, presentato alla mobilitazione di migliaia di allevatori che sono scesi in piazza con mucche e trattori ad un anno dalla fine delle quote latte di fronte a un crisi senza precedenti. In Italia - sottolinea la Coldiretti - sugli scaffali il prezzo del latte fresco di qualità oscilla infatti attorno a 1,50 euro al litro, con la differenza tra i prezzi pagati dal consumatore italiano e il prezzo riconosciuto agli allevatori che è la più alta d’Europa secondo l’analisi della Coldiretti.

Nel nostro Paese il latte fresco viene pagato dai consumatori oltre il 30 per cento in più rispetto alla Germania e il 20 per cento in più nel confronto con la Francia, ma nelle stalle arrivano solo pochi centesimi. All’inizio delle regime delle quote latte nel 1984 in Italia - spiega la Coldiretti - il latte veniva pagato in media agli allevatori 0,245 euro al litro mentre i consumatori lo pagavano 0,40 euro al litro (780 lire), con un ricarico quindi del 63 per cento dalla stalla alla tavola. Nel 2000 agli allevatori il latte veniva pagato 0,32 euro al litro mentre i consumatori lo pagavano un euro al litro, con un aumento del 213 per cento dalla stalla alla tavola. Oggi la forbice si è ulteriormente allargata e - continua la Coldiretti - il prezzo del latte fresco moltiplica più di quattro volte dalla stalla allo scaffale, con un ricarico del 355 per cento. Agli allevatori arrivano, infatti, in media 0,33 euro al litro mentre al consumo il costo medio per il latte di alta qualità è di 1,5 euro al litro. Oggi gli allevatori devono vendere tre litri di latte per bersi un caffè al bar, quattro litri per un pacchetto di caramelle, quattro litri per una bottiglietta di acqua al bar mentre quasi 15 litri per un pacchetto di sigarette. “Nella forbice tra produzione e consumi ci sono margini da recuperare per garantire un prezzo giusto e onesto che tenga conto dei costi di produzione agli allevatori e per agevolare gli acquisti dei cittadini di un prodotto indispensabile per la salute”, afferma il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo. La questione quote latte - ricorda Coldiretti - è iniziata nel 1984 con l’assegnazione ad ogni Stato membro dell’Unione di una quota nazionale che poi doveva essere divisa tra i propri produttori. All’Italia - continua la Coldiretti - fu assegnata una quota molto inferiore al consumo interno di latte. Negli anni l’Italia è riuscita ad ottenere dall'Ue aumenti della propria quota di produzione ma nel periodo tra il 1995 e il 2009 si sono accumulate le multe. Il 1992, con la legge 468, poi il 2003, con la legge 119, e infine il 2009, con la legge 33, sono state le tappe principali del difficile iter legislativo per l’applicazione delle quote latte che ha consentito alla stragrande maggioranza dei 36mila allevatori di mettersi in regola, acquistando o affittando quote per un valore complessivo di 2,42 miliardi di euro, mentre solo una sparuta minoranza è responsabile delle pesanti pendenze con l’Unione Europea. La Commissione Europea - conclude la Coldiretti - stima che, dell'importo complessivo di 2,3 miliardi di euro, circa 1,7 miliardi di euro non siano ancora stati recuperati.

 
 
 

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