Ma cosa mangiano di “italiano” in Europa? “Spagetti, mortadela, kapelleti”. Un giochetto che in Ital
- ernesto genoni
- 28 apr 2016
- Tempo di lettura: 3 min
Ma cosa mangiano di “italiano” nelle capitali europee??? La prima risposta concreta – informa Coldiretti - dai risultati della ricerca sul campo effettuata dalla “task force” nata dalla collaborazione dei Carabinieri dei Nas con la Coldiretti. L’interessante iniziativa nell’ambito di un progetto europeo dell’Europol, che per la prima volta ha raccolto e portato in Italia i cibi venduti come Made in Italy nelle principali catene distributive delle capitali dell’Unione Europea.
A difesa del Made in Italy, oggi a Bologna, migliaia di agricoltori italiani con i trattori dentro e fuori il Paladozza in Emilia Romagna, la regione con il primato italiano ed europeo della qualità per il maggior numero di prodotti a denominazione di origine riconosciute dall’Unione Europea. Si tratta del primo progetto nato per combattere gli inganni nei confronti dei consumatori europei determinati dall’uso di immagini e parole che richiamano impropriamente alla qualità del Made in Italy, realizzato attraverso verifiche nei supermercati delle capitali di principali Paesi Europei: da Londra a Berlino, da Bruxelles a Budapest, da Bucarest a Lubiana che sarà presentato in collaborazione con il Comando carabinieri Tutela della Salute (Nas).
Con il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo e l’intera giunta nazionale numerosi ospiti istituzionali tra i quali il Ministro delle Politiche Agricole Maurizio Martina e quello dell’Ambiente Gian Luca Galletti, il Governatore dell’Emilia Romagna Stefano Bonaccini e quello dell’Umbria Catiuscia Marini.

Presentato il Dossier Coldiretti sul “Made in Italy sulle tavole straniere ad un anno da Expo”. Prodotti con etichette che mancano di una o due lettere, che in realtà cambiano il nome al prodotto ingannamdo il distratto acquirente europeo. Ma ad essere penalizzato, da queste contraffazioni, il mercato made in Italy con una flessione nel campo della produttività di oltre 350mila unità lavorative. Non si può davvero! Si possono acquistare in europa confezioni di “spagetti” che di italiano non hanno proprio niente, “mortadela”, “kapelleti” al posto dei cappelletti romagnoli. Prodotti che rosicchiano rovinosamente spazio e mercato alle vere eccellenze italiane.
Oltre 40 i prodotti dop e igp (sui 274 nazionali) che vanta l'Emilia-Romagna, la prima regione italiana in questo campo (con un export da 2,5 miliardi) che soffrono sui mercati europei di questi giochetti. In cima alla lista il vino, l'ortofrutta fresca, la pasta, e a seguire formaggi, olio d'oliva, salumi. Due prodotti tricolori su tre venduti nei supermercati all'estero non risultano avere nulla a che fare con l'Italia. In testa alla classifica dei prodotti più taroccati ci sono i formaggi a partire dal Parmigiano Reggiano e dal Grana Padano, ma anche il Provolone, il Gorgonzola, il Pecorino Romano, l'Asiago o la Fontina. Poi i salumi più prestigiosi dal Parma al San Daniele, gli extravergine di oliva, le conserve e gli ortofrutticoli come il pomodoro San Marzano. Falsificazioni che si ritrovano facilmente negli Stati Uniti, in Australia, in Sud America ma anche nella nostra Europa.
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Prodotti del genere sarebbero illegali in Italia. “Ma l'Unione Europea - ha affermato il presidente della Coldiretti, Roberto Moncalvo - anziché difendere le distintività territoriali, spinge verso un appiattimento verso il basso delle normative sotto il pressing delle multinazionali, per dare spazio a quei Paesi che non possono contare su una vera agricoltura e puntano su trucchi, espedienti e artifici della trasformazione industriale per poter essere presenti sul mercato del cibo. Una concorrenza sleale che danneggia gli agricoltori italiani e i consumatori i quali trovano sul mercato prodotti di imitazione che non hanno certo le stesse caratteristiche degli originali". E così è un fiorire di Kapeleti e Mortadela sloveni, Parmezali rumeno; la pasta portoghese Milaneza, al "Carpaccio" di formaggio olandese.
Un fenomeno assolutamente trasversale e talmente radicato - denuncia Coldiretti - dove non ci si preoccupa ormai neppure di mantenere la fedeltà al nome originale dellaspecialità Made in Italy copiata.
"In una fase di stagnazione dei consumi nazionali, il mercato estero in crescita è diventato fondamentale per l'agroalimentare nazionale, tanto da rappresentare circa un terzo del fatturato complessivo, ma in alcuni settori, come ad esempio il vino, le vendite fuori dai confini sono addirittura arrivate a superare quelle interne", ha commentato il presidente della Coldiretti, Roberto Moncalvo, nel sottolineare "l'ormai improrogabile necessità di estendere e potenziare le azioni di vigilanza, tutela e valorizzazione del vero Made in Italy all'estero negli scaffali dei supermercati e sulle tavole dei ristoranti dove possiamo contare su una estesa rete di chef da primato a livello internazionale".
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