Scuola/ Torna in libertà l'insegnante Rosa Vallone. Minacciava gli alunni ?
- ernesto genoni
- 28 mag 2016
- Tempo di lettura: 2 min
E' stato l'VIII Sezione del Tribunale del Riesame, su richiesta della difesa, a sospendere gli arresti domiciliari della maestra Rosa Vallone, 65 anni del plesso "Falcone" di Recale. L'avvocato Trasacco, infatti, nella sua istanza legale a difesa dell'insegnante, decana della scuola locale, aveva indicato l'eccesso di misura cautelare. Le indagini partirono a seguito delle denunce dei genitori di due bambini che avevano i propri figli alla Falcone, sfociate poi nella carcerazione preventiva ai domiciliari dello scorso 9 maggio scorso a disposizione dell’Autorità Giudiziaria. La Vallone a carico dei comportamenti tenuti in classe a danno dei discenti, tra l'altro, sembra avrebbe minacciato gli alunni considerati "lavativi".

E oggi, a seguito di episodi come questi si prospettano in più dove adesioni per una legge che preveda l'installazione di telecamere a circuito chiuso nelle scuole e nelle classi. Ma i pareri sulla questione sono davvero molteplici e discordanti. Non si tratta, qui nella nostra Italia, di costruire luoghi educativi esasperati ed esasperanti, che disattendono il principale ruolo istituzionale della scuola, che ha il compito della formazione dell'uomo e del cittadino. Le esasperazioni, va ricordato, possono condurre a deformazioni sociali, i cui effetti e ricadute negative, possono incidere sulla qualità e la consistenza di un popolo. Sulla corretta formazione del cittadino sotto gli aspetti etici e morali.
Sulla problematica è intervenuta Maddalena Gissi la segretaria nazionale di Cisl Scuola .
"Se lo scopo è quello di prevenire episodi di violenza - sostiene Gissi - il rimedio è certamente peggiore del male. Chi si rende responsabile di comportamenti inaccettabili e incompatibili col profilo di educatore - chiarisce la segretaria nazionale - va perseguito e allontanato dalla scuola, ma non è giusto, né utile, nè accettabile mettere sotto sorveglianza un’intera categoria di persone che svolgono con coscienza e capacità, ogni giorno, il proprio lavoro." "Non ci possono essere giustificazioni e impunità quando si accertano fatti di questa natura - aggiunge Gissi - ma è proprio per tutelare la qualità e l’efficacia del rapporto educativo che ci si deve chiedere se sia giusto e opportuno applicare alle scuole sistemi da “grande fratello”. A noi pare proprio di no, si tratterebbe di un rimedio peggiore del male. Non è così che si difendono i diritti dell’infanzia, facendo dei bambini e dei loro insegnanti una comunità di sorvegliati speciali". E poi c'è davvero il pericolo di sconfinare in una violazione delle norme in materia di privacy. Sugli episodi di violenza che periodicamente entrano a far parte della cronaca Maddalena Gissi osserva anche che "c’è una sproporzione insopportabile fra il clamore per circoscritti episodi, comunque esecrabili, e il silenzio sulle quotidiane fatiche di migliaia e migliaia di insegnanti". "Anche il mondo dell’informazione - conclude Gissi - dovrebbe farsi, a questo proposito, qualche domanda, quando si innesca una vera e propria caccia alle streghe".
Il garante della Privacy Francesco Pizzetti - spiega poi in una sua dettagliata relazione al Ministro della pubblica istruzione come /..."il problema non riguarda solo la privacy, ma il ruolo della scuola in generale: la decisione di utilizzare un sistema di sorveglianza significherebbe dichiarare il fallimento dei docenti e dell'istruzione in generale, cambierebbe il ruolo della scuola".../.
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