Reggia/ Carla Fracci ospite del Palazzo. Con Cesaro opening di "Terrae Motus"
- ernesto genoni
- 1 giu 2016
- Tempo di lettura: 2 min
Carla Fracci, la stella del firmamento della danza classica nazionale, oggi in visita al Palazzo Reale di Caserta. Ad ospitarla, la commissaria dell’Ept, l’ente provinciale per il turismo, Lucia Ranucci, in rappresentanza anche della direzione del complesso vanvitelliano, vista l’assenza del direttore Mauro Felicori impegnato, con il sottosegretario per i beni e le attività culturali e il turismo Antimo Cesaro, all’opening della mostra d'arte contemporanea “Terrae Motus” che quest’anno riveste interesse internazionale. "Caserta - ha detto Felicori a Cesaro - con le sue tante bellezze, non può e non deve rimanere periferia di Napoli".
L’etoile famosa quanto modesta, ai tanti complimenti ricevuti durante la sua visita ha confessato alla Ranucci: “Quando mi fanno i complimenti, mi sento in imbarazzo”.

Carla Fracci (nella foto al Teatro di Corte), che è rimasta incantata ancora una volta dalla sontuosità del palazzo reale di Caserta, il 29 maggio scorso ha presentato a Maddaloni una sua pubblicazione, a carattere autobiografico dal titolo “Passo dopo passo” e ha poi presenziato agli esami della scuola Vaganova Ballet.
Nel libro, “Passo dopo passo” Carla Fracci ricorda la sua carriera di ballerina. Passando per i palcoscenici famosi del mondo. Riscuotendo sempre lo stesso apprezzamento e la stessa stima. Soprattutto per la sua delicatezza e sensibilità. “A soli otto anni mi ritrovavo a sostenere i provini per la scuola del Teatro Alla Scala. Fui inserita nella categoria di quelle “da rivedere”. E poi ricorda , che la direttrice la definì “gracilina ma con un bel faccino” e aggiunge: “Ho fatto tutto con molto lavoro, professione e sacrificio.
Giselle, Giulietta, Cenerentola, Medea, Swanilda, Francesca da Rimini... sono più di duecento i personaggi interpretati da Carla Fracci, più di duecento i ruoli, le interpretazioni, le storie portate in scena con varietà estrema e sentimento esasperato, perché "il balletto ha un linguaggio più penetrante di quello teatrale, forse è proprio l'assenza della parola a renderlo tale". In un'autobiografia intima, nmel libro, Carla Fracci racconta l'infanzia trascorsa nella campagna lombarda e l'ingresso alla Scuola di ballo del Teatro alla Scala, il Passo d'Addio delle allieve licenziande e i trionfi con l'American Ballet Theatre e sui palcoscenici più importanti del mondo: Los Angeles, Mosca, L'Avana, Tokyo, Londra... Figlia di Luigi, tranviere, e Santina, operaia, lontana parente di Giuseppe Verdi grazie alla prima moglie del nonno, Carla confessa l'amore per la famiglia e l'onestà, per la danza, che ha voluto portare fino ai centri più piccoli, per la musica e l'armonia, "ciò che mi porta l'ispirazione, ancor più dell'ambiente". Acclamata dai più autorevoli critici di balletto e applaudita con calore da pubblici di ogni levatura, Carla Fracci è stata partner artistica dei più gloriosi danzatori del mondo: Erik Bruhn, Rudolf Nureyev, Mikhail Baryshnikov, Mario Pistoni e Paolo Bortoluzzi. Ha lavorato con coreografi come John Cranko, Maurice Béjart e Antony Tudor e la sua vita è sempre stata circondata da poeti, su tutti Eugenio Montale che le dedicò la lirica: La danzatrice stanca.

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