Agroalimentare/ Farina: Belvedere e vigneti al centro della promozione borbonica
- ernesto genoni
- 3 giu 2016
- Tempo di lettura: 2 min
Caserta - Spegniamo i fuochi (del pregiudizio) e puntiamo sull’agroalimentare. La Campania ha un grande patrimonio di specialità agroalimentari (Dop, Igp e Doc in un quadro ambientale e paesaggistico fra i più belli al mondo) - afferma Paolo Farina di "Caserta nel Cuore" - tra le quali emergono quelle di province interne come la nostra che però paga il dazio dell’infamante marchio di Terra dei Fuochi.

E’ innegabile che vi sia un aumento delle malattie tumorali e non c’è bisogno di attendere altri studi scientifici per individuare nell’inquinamento ambientale la causa principale di ciò ma è difficile credere alla teoria del sistematico avvelenamento del nostro territorio da parte della criminalità organizzata, infatti i dati sulla matrice ambientale “suolo” parlano per ora di una percentuale di inquinamento che si mantiene saldamente sotto il 3% dei terreni campionati. E’ evidente che l’aumento delle neoplasie è tanto incontrovertibile quanto la mancanza di impianti di trattamento dei rifiuti e la diffusione di produzioni manifatturiere illegali che portano alle combustioni illecite di rifiuti speciali, ma è altrettanto evidente che il settore agricolo è ancora uno dei punti di forza della nostra economia provinciale, da solo rappresenta circa il 17% del PIL e in questi anni ha visto aumentare la produzione. Ciò che è calato è il prezzo delle materie prime, segno che a fronte dell’accertata qualità di queste, chi ci ha guadagnato dalla storia di Terra dei Fuochi sono state le multinazionali.
Compito della Città Capoluogo sarà dunque quello di mostrarsi come vetrina dei suoi prodotti di eccellenza. In particolare, se vogliamo bene a questa terra, dobbiamo promuovere le produzioni da tutelare: la mozzarella (e la ricotta) di bufala campana, la mela Annurca, i vini Falerno, Casavecchia e Pallagrello, mentre nuove e classiche risorse agroindustriali, quali la nocciola e l’olio extravergine d’oliva puntano finalmente a un salto qualitativo e quantitativo, per avere un giusto posizionamento sui mercati. Proponiamo che Il Belvedere di San Leucio, le vigne sottostanti e quella del Ventaglio diventino il fulcro della promozione agroalimentare provinciale attraverso la collocazione dell’enoteca provinciale attualmente ospitata in un anonimo fabbricato in Via Battisti e che tutto il comparto turistico si sviluppi attorno a questi temi e a quelli della dinastia dei Borbone.
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