Foof/ Un immenso spazio interattivo in cui scoprire gli amici a quattro zampe
- ernesto genoni
- 7 lug 2016
- Tempo di lettura: 3 min
Foof stravolge l‘idea di canile. È un progetto nato, a Mondragone (Ce) riqualificando e stravolgendo l'idea di un rifugio per cani abbandonati, ma anche per renderlo ospitale al grande pubblico e favorirne l‘adozione dei suoi ospiti. Primo parco e museo - nel mondo non conosciamo altre iniziative simili ci dice Morena Sagliocco - interamente dedicato al cane, con recuperi storici interessantissimi e collari addirittura del XIII secolo. "La struttura, che nasce nel dicembre 2012, - ci spiegano gli organizzatori - ha oltre 70000 metri quadri di verde, vuole essere il riconoscimento e la celebrazione della relazione esistente tra il cane e l’uomo, un rapporto complesso a cui bisogna restituire tutta la sua eterogeneità per non rischiare che appaia ovvio e banale."
Primo passo significativo la riconversione di un attempato canile, riconversione voluta da Gino Pellegrino, direttore del Foof, neo eletto Sindaco per la città di Parete (Ce). Un struttura che, negli ultimi anni, ha già ricevuto circa le visite di oltre 20.000 alunni di scuole della regione, e che presto si arricchisce del padiglione EXPO-Brasile messo all'asta dall'ente fiera Milano ed acquistato, così com'è, da Foof.
"Il progetto del museo foof - ci informano - è una totale rilettura della canonica idea di canile. La preesistente struttura, seppur all‘avanguardia, non era sufficiente ad attrarre visitatori e garantire sufficienti adozioni. E‘ stata dunque riconvertita in una di più ampie aspettative. È sorto così uno spazio che non desse solo ricovero ai cani ma che ne testimoniasse l’affetto. Foof ha trasformato la concezione del canile come spazio malinconico e luogo di malcontento a un‘esperienza positiva e piacevole".

Inoltre foof presenta queste caratteristiche strutturali ed organizzative come si legge nella nota giunta in redazione. La struttura architettonica del Foof è in linea con i moderni canoni della bioedilizia. Il museo ha una controfacciata in doghe composte da materiale riciclato che integra l‘edificio al contesto rurale in cui ricade e che, oltre ad avere valore estetico, possiede anche una funzione termica. Le ampie pareti vetrate che separano il museo dalle aree di sgambamento dei cani consentono di ammirare i cuccioli liberi di correre in tutta tranquillità negli spazi a loro dedicati. Il paesaggio è segnato da staccionate in legno che delimitano gli spazi dedicati ai cani. Il consumo di energia elettrica è a impatto zero. Sulle coperture delle cucce è installato un impianto fotovoltaico. L’energia sviluppata dall’impianto è di 300 kW e permette il risparmio in un anno di emissioni di CO2 pari a 213 tonnellate. Parte dell’energia è utilizzata per riscaldare i pavimenti delle cucce in inverno per il massimo comfort degli amici a quattro zampe. Grande attenzione è volta al consumo delle acque: è insediato, infatti, un impianto di fitodepurazione delle acque reflue al fine di renderle adoperabili per l’irrigazione degli spazi verdi. Questo sistema di decontaminazione naturale riproduce il principio di autodepurazione in cui le piante creano un habitat idoneo alla flora batterica che trasforma parte dei rifiuti in concime per le piante. Tra gli ampi spazi verdi un‘area è stata destinata all‘orto per la coltivazione di ortaggi e verdure per l‘alimentazione dei cani ospiti del parco. Una dieta ricca di ortaggi contribuisce al benessere dei cani. Ridurre gli sprechi alimentari e il consumo di verdure non di stagione e che rispettino i tempi della natura è obbligo di tutti. Foof non poteva esimersi da questo compito.
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